Toniotto è un ragazzo intelligente, vuol bene a Concettina... si è
sempre parlato di lui, di quel pezzo d’asino... Ma sì, da quell’orecchio
il signor Nespoli non ci sentiva. Dopo colazione, mi ha preso in
disparte e mi ha detto: — Le dico la verità, io sono qui per sua
nipote, è cosa intesa col babbo e colla mamma; se mi vuole, la
sposo. — Così m’ha detto, e mi sono cascate le braccia.
— Bisognava dirgli... — osservai.
— Ho detto, dottore, ho detto. «Credo, ho detto, che abbia
un’inclinazione segreta...» Ma non mi ha lasciato finire. — Tutte le
ragazze, mi ha risposto, a diciott’anni hanno un’inclinazione più o
meno segreta per qualcuno che poi non le sposa; l’importante è di
arrivare in tempo; se quell’altro, chiunque egli sia, (diceva chiunque
egli sia, perchè non voleva ammettere Orazio), se quell’altro non ha
parlato che d’amore, la ragazza è mia, perchè io le parlerò di
matrimonio. Tutte le ragazze inclinano a pigliar marito. — Così mi ha
detto. — Crede lei, dottore, che Orazio abbia già parlato di
matrimonio a Concettina?
— E poi? chiesi per non affliggerlo colla mia risposta.
— Poi, più nulla... cioè, poi mi ha detto: «La ragazza è là che legge;
le domando cinque minuti soli, con permesso» — tale e quale —
nemmeno una sillaba di più. E da ventidue minuti (guardando
l’orologio), da venticinque minuti è di là che patrocina la propria
causa. Io me ne sono venuto qui per non vedere... mi fa male...
— Andiamo a vedere — dissi.
E me lo tirai dietro alla meglio.
La scena in giardino era tutta diversa da quella che m’immaginavo; il
signor Nespoli, ometto piccino, un po’ panciuto, ma vegeto e vivace,
guardava il cielo accanto a Toniotto, il quale accendeva
coraggiosamente una sigaretta propiziatoria, senza cessare di
parlargli a denti stretti.
Concettina era seduta sopra una panca, ed aveva la faccetta rossa
come una fragola; Orazio stava in piedi, davanti a lei, curvo a