da violenti gioie, abbattute da profonde malinconie, ma capace di
tutte le esaltazioni, ma risorgente dai suoi accasciamenti, come in
una costante resurrezione". Non potrei trovare un'antitesi più
stridente con quella che fu la gioventù mia. Quanta gioia in
quell'anima librata a spirituale commercio cogli ingegni più eletti che
placavano la sua sete di intellettualità, cui ogni parola, ogni pensiero
eran forte e soave pascolo! Come si comprende il palpito indicibile di
quella vita in cui fremeva ed ardeva, non una immensa speranza, ma
una immensa certezza! Trascrivendo queste parole rabbrividisco
ancora. Sento ancora il freddo invincibile delle mie giornate d'inverno
trascorse nel grigiore del malinconico salottino a cucire, a cucire, a
cucire, coi ginocchi ravvolti in uno scialle, sulle mani due paia di
guanti; e i vesperi desolati del luglio e dell'agosto, quando
abbrancata ai ferri della finestra, nell'abbandono della rassegnazione,
scrutavo sulle finestre lontane il ritmo di altre vite, poi che alla mia
mancava anche la più lieve speranza. Io non so che sarebbe
avvenuto di me se la mia intelligenza si fosse sviluppata in
circostanze di serra calda, di coltivazione intensa, di luminosa
fioritura, di omogeneità infine e di felicità. Non lo so. Forse sarebbe
stato meglio, forse peggio. Al pari dell'albero l'uomo nasce con una
struttura propria, direi un temperamento, a cui il terreno più o meno
favorevole, concede il più o il meno sviluppo. Anima ardente, ma
pensosa e incline alla meditazione, una esistenza di gioia avrebbe
probabilmente isterilita la mia attitudine al raccoglimento; obbligata
invece a cercare in me stessa quella ragione di vivere che è il diritto
di ogni creatura, obbligata a reggermi da sola, a parlare con me
sola, ad alimentarmi da me, feci come uno che esiliato su un palmo
di terra, non potendo espandersi in ampiezza, scava in profondità.
Questo confronto me ne suggerisce un altro; somigliavo anche per
molti versi al palombaro che, lasciandosi dietro lo splendore del sole
e il tumulto della vita, scende silenzioso con una maschera sul volto
verso ignorati abissi.
La mia maschera era tutto quello che si vedeva di me, e giudico mi
coprisse molto bene perchè nessuno, nel breve cerchio delle nostre
relazioni, sospettò neppure lontanamente, che io potessi divenire