Potreste dire: la poesia non ha mai trascurato la donna. È vero, ma
avrebbe fatto meglio a trascurarla.
Se la donna non ha coscienza di se stessa, se è vanitosa, leggiera,
pettegola, colpa dei nostri poeti, che vollero vedere in lei non una
compagna, ma una bambola, senza mente e senza cuore, una cosina
dolce e delicata, un grazioso gingillo.
Si è detto sempre: la poesia ha spiritualizzato la donna. Non è vero;
l'ha sacrificata, l'ha snaturata, l'ha resa inerte. Schiava della propria
ignoranza, schiava dei suoi e degli altrui pregiudizi, la donna si sentì
chiamare angelo, fu esaltata, ebbe ammiratori e cortigiani, ma non
visse.
Noi ricordiamo Beatrice, Laura, Margherita, Elvira, Silvia e tante altre
come grandi ispiratrici del genio, ma che cosa pensavano, che
dicevano, che operavano, queste donne? Niente; si lasciavano
amare, si lasciavano rinchiudere in una nicchia di oro.
Il romanzo riabilita la donna. Non più gemiti petrarcheschi, sospiri
metastasiani, belati arcadici. Addio Eleonora, Andromaca, Didone,
Angelica, Bradamante, Sofronia, Clorinda! Addio bellezze languide o
tiranne! Il romanzo vi scaccia. Il romanzo affida alla donna lo scettro
reale della famiglia, e le ricorda i grandi doveri e la grande
responsabilità nella vita domestica e sociale. Il mondo non ha
bisogno di mute ispiratrici, ma di operose educatrici!
Lo chiamano figlio dell'epopea, il romanzo. Forse è vero, ma il figlio
non ricorda la madre. L'epopea, solenne, canta le battaglie di Achille,
di Orlando, di Goffredo; il romanzo non ama gli elmi e le corazze,
non si mette a servizio di una classe privilegiata, egli canta le lotte, i
dolori le battaglie, le vittorie di tutta la società umana.
Col pretesto di una favola, di un idillio, di una novelletta, affronta i
più gravi problemi sociali: è filosofo e scienziato, è statista e
legislatore. Lo storico futuro, invece di seppellirsi nelle tetre mura di
una biblioteca per decifrare manoscritti e lettere, dovrà leggere i
romanzi dell'epoca nostra. Qui troverà i contrasti, gli urti della vita
moderna; a traverso queste pagine, frementi di vita, dense di