rappresentare con più evidenza ed al naturale l'immagine sua. Che
anzi, se dovesse credersi al de Dominici, parecchi e dei più famosi
pittori della scuola napoletana, gareggiarono a farne il ritratto.
Narra egli, che scoppiata la rivoluzione, Aniello Falcone per
vendicarsi degli spagnuoli, che avevano ucciso un suo parente,
formò “una compagnia di scolari che erano molti, di amici e di
parenti, i quali uniti caminando, ove gli portava il capriccio,
sacrificavano al loro furore quanti soldati spagnuoli venivano loro
davanti; e, fattone inteso Masaniello per ottenerne licenza e
protezione
[266], fu dal medesimo dichiarato il Falcone (Aniello) capo
della compagnia, alla quale fu dato nome: la Compagnia della
Morte„. Erano tra questi Salvator Rosa, Carlo Coppola, Andrea ed
Onofrio di Lione, Paolo Porpora, Domenico Gargiulo detto Micco
Spadaro, Marzio Masturzo, Pietro del Pò, Giuseppe Marullo, Giuseppe
Garzillo, Cesare e Francesco Fracanzani, Andrea Vaccaro col figliuolo
Nicola, ed il famoso Viviano Codagora. Tutti costoro, armati di spade
e pugnali, come era l'uso di quei tempi, andavan di giorno
passeggiando per le strade, facendo da gradassi, ed uccidendo
quanti disgraziati spagnuoli si paravano innanzi ad essi.
“Non deve far maraviglia dunque, soggiunge il de Dominici, se molti
ritratti si trovino di Masaniello di mano del Rosa. Uno ne possedeva
Francesco di Maria pittore napoletano, e suo grande amico, al quale
aveva egli stesso raccontato averne ricevuta buona ricompensa, e
che Masaniello avendo saputo, che la maggior parte di quei della
Compagnia della Morte erano bravi pittori, volle che i migliori
facessero il suo ritratto, proponendo non volgar premio a chi meglio
lo avesse dipinto al naturale; lo chè benissimo potè accadere,
avendo egli regnato 13 giorni e non già 8
[267] come erroneamente
credono alcuni. Quindi è, che dei ritratti fatti dal Falcone, da
Salvatore, da Fracanzani, dal Marullo, dal Vaccaro, da Micco Spadaro,
e Andrea di Lione, se ne vede adornato più d'un museo; e Salvatore
se ne condusse uno in Roma, ove lo mostrò egli stesso al celebre
Avvocato Giuseppe Valletta
[268], e fu anche veduto dal nostro Luca
Giordano, allorchè in Roma faceva i suoi studii: il quale aggiungeva