Cesare, Pompeo erano idoli o demonj de' partiti; laonde la fama ne
esagerava gli atti, ne svisava gl'intenti; e quei che lasciarono
memoria di loro, nè tampoco ebbero il pudore di ridur verosimile il
racconto e mascherare la calunnia o l'adulazione. Quelli poi che
storie stendeano di proposito, non prefiggeansi la verità, sì bene la
retorica; cernivano da altri libri, voltavano dal greco, raccoglievano
dalla tradizione non ciò che avesse prove o verosimiglianze maggiori,
ma ciò che meglio si acconciasse al concetto prestabilito, e servisse
alle esigenze dell'arte.
Cajo Crispo Sallustio senatore (86-38), nato da un d'Amiterno
divenuto cittadino romano nell'ultima emancipazione, raccontò la
guerra di Giugurta e la congiura di Catilina; ma come
contemporaneo e partecipe, piglia assunto di farne una satira, a tale
scopo atteggiando i personaggi e gli eventi. Il popolo svilito e
corrotto, il senato vendereccio, i cavalieri speculanti sulle lagrime e
sulla giustizia, calpeste le antiche virtù, il diritto delle genti posposto
all'utilità o al favore, la repubblica non reggentesi più per le proprie
istituzioni, ma pel merito di alcuni grandi che ustolavano
d'appropriarsela, Catone colle leggi, Cicerone colla facondia, Crasso
coll'oro, Pompeo colla popolarità, Cesare colle armi, era lo spettacolo
che s'offriva al pennello di lui, ed al suo acume lo scorgere come
quei vizj rendessero possibile un Catilina, e nel mediocre Giugurta
preparassero a Roma un cozzo duro quanto nel grande Annibale.
Ciò che n'avanza ci fa viepiù desiderare quel che andò perduto; tanta
è la vigoria con cui scolpisce i caratteri, la sobrietà degli ornamenti,
l'immortale brevità, l'efficacia della parola, per istudio della quale
ripescò termini già al suo tempo antiquati, e traslati audaci, e frasi
affatto greche
[103]. Si direbbe che anche in ciò si foss'egli proposto
di ritirare la sua patria verso i prischi tempi, siccome nel racconto
non rifina d'encomiare i vecchi religiosissimi e sobrj, che ornavano i
tempj colla pietà, le case colla gloria, ai vinti non toglievano se non
di potere far male; sinchè la vittoria di Silla non ebbe abituato ad
ogni mollezza, a cercar leccornie per mare e per terra, a dormire
prima del sonno, e alla parsimonia, al disinteresse, al pudore
surrogati lo scialacquo, l'avidità, la sfacciataggine.