venute a sbattersi languidamente e a morire sulle porte del conclave,
che lo aveva eletto, e quando queste porte si riaprirono, ne uscì un
Papa dei soliti, un vecchio cioè quasi settantenne, che da
quarantasette anni era monaco Camaldolese, ch'era stato bensì
Prefetto di Propaganda e negoziatore di concordati con qualche
Stato europeo, ma che se molto sapeva di teologia, delle cose di
quaggiù avea cognizione ed esperienza, quanto di quelle del mondo
della luna. Eppure, chi lo crederebbe? Fra le quinte del conclave,
anche Gregorio era stato combattuto come avverso all'Austria, e
citando un passo della sua opera teologica: Il trionfo della Santa
Sede, qualcuno s'era pure provato a farlo passare per liberale.
Poveretto! Un torto, che non meritava davvero, come non meritava
d'essere annunciato ai suoi felicissimi sudditi con le parole divenute
famose del cardinale Bernetti, suo segretario di Stato: «un'era
novella incomincia». Un buon astrologo, in fede mia, quel Bernetti e
soprattutto in gran buona fede!
Furono quindici anni di congiure, di sommosse periodiche, di
repressioni feroci, d'interventi stranieri, di carcerazioni, di esigli, di
condanne, di supplizi, e di un oscurantismo così insensato, che
infamarono nell'opinione pubblica europea il Governo Pontificio, e
che resero proverbialmente odioso il nome di Gregorio XVI, forse
non cattiv'uomo nel fondo; certo non tale, quale il libello e la satira
politica (unica vendetta ed unico sfogo agli oppressi) l'hanno dipinto,
perocchè è falso ch'egli fosse scorretto di costumi, dedito al vino fino
all'ubriachezza abituale, avido del danaro pubblico per arricchirne i
nipoti, e tutti gli aneddoti, nei quali si compiacque, per esempio,
l'erotica fantasia del Petruccelli della Gattina nella sua Storia dei
Conclavi, e che si vedono ricopiati da tanti altri della sua risma, sono
invenzioni.
Lo si diceva, poniamo, dominato a bacchetta dal suo cameriere,
Gaetano Moroni, per certo intimissimo suo, e che avendo cominciato
barbiere del convento dei Camaldolesi, avea finito per essere in corte
del Papa un gran personaggio, a cui non solo s'inchinava riverente
una folla di mendicanti e di cacciatori d'impieghi, di grazie e di onori,
ma che per mezzo dei diplomatici e dei visitatori stranieri più