perchè oggidì la donna contribuisce alle spese della famiglia, sia colla
sua dote, sia col suo censo, sia col lavoro personale, sicchè la casa
che abita non è più casa maritale, ma coniugale. — In quanto poi
alla donna maggiore, la questione non ha neppure ragione di
posarsi.
Non il mandato, perchè il mandato che il marito tiene dalla moglie,
secondo il regime comune, è violentato ed imposto dalla legge, il che
gli toglie ogni valore in faccia all'equità. — Anche questa obiezione,
per la donna maggiore, non ha ragion d'essere.
Non le molteplici cure della famiglia, perchè non sono queste più
assidue che quelle del fabbro che batte dodici ore al giorno
sull'incudine, del ministro che ha gli affari di tutto un regno, del
soldato che è notte e giorno sotto l'incubo d'una severa e minuta
disciplina.
Per me, come per voi e per tutti, il ballerino vale la ballerina, il
virtuoso la virtuosa, il sarto val la modista; non vedo differenza fra il
merciaio e la merciaia, fra la fantesca che pulisce la casa e lo
spazzino che scopa la strada, fra il bifolco che guida l'aratro e la
contadina che rimonda i grani, fra l'operaio che tesse la tela e
l'operaia che l'ordisce; qual differenza, vedete voi fra questi, di
funzione, di prodotto, di valor personale? Perchè dunque la ballerina,
la virtuosa, la modista, la merciaia, la fantesca, la contadina e
l'operaia aver non possono i diritti che si stimano ragionevolissimi e
competentissimi al ballerino, al virtuoso, al sarto, al merciaio, allo
spazzino, al bifolco ed all'operaio?
Se sulle funzioni, sul prodotto, sul valor personale fosse basato il
diritto, ancora non potrebbesi, senza inconseguenza ed ingiustizia,
escluderne la donna, che funziona, produce, e rappresenta un
valore, come madre, come industriale, come proprietaria. Ma sopra
tutto ciò, non è, non fu basato il diritto.
Il diritto è fondato sulla facoltà riconosciuta propria di una data
natura; come tale ogni essere d'ogni specie ha diritti suoi proprii.