Carascosa e Nunziante; ma intanto molte squadre di paesani, armati
in varie guise, eransi alleate coi costituzionali, e le stesse truppe
reali, unitesi alle altre, eressero nuovo vessillo col moto: Viva il re,
viva la costituzione, e coi tre colori adottati dalla setta dei carbonari.
Manifestandosi in appresso disposizioni consimili anche in altri
reggimenti, il re Ferdinando stimò prudenza il pubblicare, nel dì 6,
una grida, diretta agli abitanti del regno delle Due Sicilie, nella quale
annunziava, sarebbesi sollecitamente pubblicate le basi della nuova
costituzione. Trionfo tale fu preludio di colpo più decisivo:
pubblicarono la costituzione spagnuola, alla quale, nel giorno 13
prestò giuramento il re, unitamente al duca di Calabria, vicario
generale ed erede della corona, al principe di Salerno, alla giunta
provvisionale, ai ministri, ai pubblici impiegati ed alle truppe.
Dichiarata legge dello Stato, parve che l'espediente avesse reso la
calma a quella parte meridionale dell'Italia. Già sino dal giorno 7
avea Ferdinando, atteso lo stato di sua salute, eletto a suo vicario
generale il principe ereditario, il quale, assuntosi il carico, scese ad
appagare i voti della nazione, confermando la costituzione di
Spagna, salvo le modificazioni che la rappresentanza nazionale
avesse trovato d'introdurre per adattarla alle circostanze locali.
Le faville dell'incendio propagavansi in Sicilia, la quale mirava a
svincolarsi dalla soggezione a Napoli. Pertanto, il 16 di luglio, gli
ammutinati in Palermo, commessi molti disordini, s'impadronirono
dell'arsenale, armandosi quindi in massa. Ne sorse una mischia
sanguinosa colle truppe del presidio composto di quattro in cinque
mila soldati. Ma nel giorno seguente, facendo i campagnuoli causa
comune co' Palermitani, i regi rimasero vinti, mentre dalle finestre i
cittadini gli opprimevano, gettando loro addosso olio ed acqua
bollente, pietre, e qualunque cosa lor giungesse alle mani. Quattro
mila vittime caddero in questo fatto, per imperizia e imprevidenza
del luogotenente generale Naselli. Molti edifizii, in ispecie gli archivi e
le carceri, furono preda delle fiamme. Naselli si salvò sulla reale
feluca il Tartaro, di dove elesse una giunta provvisionale ad essa, con
una grida del 17 luglio, commettendo il governo dell'isola.