70. Tommaso Campanella, nel Cimento di Torino [nei Saggi cit., p. 19, dove
nota che l'osservazione era stata fatta dal RittÉê, Storia cit., t. II, 5].
71. [RittÉê, Storia, II, 15].
72. Nos esse, et posse, scire et velle certissimum principium primum —
Cognoscere est esse — Notitia sui est esse suum [Metaph., VI, 8, articoli
1 e 4]. — Mens ab objectis non movetur, sed excitatur ad notionem;
ipsa vere per se noscit. — Anima est infinita in potendo, intelligendo,
appetendo [Philos. realis, parte I, q. LIV, art. 2]. Se novit nativo sensu,
— arte propra innata [De sensu rer., II, 30]. — Animata et res
cognoscentes notitia innata cognoscere se ipsas praesentialiter
[Metaph., VI, 8, art. 1]. Così Campanella è precursore di Cartesio. —
Sentire est sapere [Metaph., I, art. 1]. Notitia aliorum est esse aliorum
[ibid., VI, 8, art. 4]. Così Campanella, seguendo Telesio, è precursore di
Locke. — Vedi i miei scritti su Campanella pubblicati nel Cimento [e poi
in Saggi di critica, pp. 33, 11].
73. «Così noi siamo promossi a scoprire l'infinito effetto dell'infinita causa, il
vero e vivo vestigio dell'infinito vigore, e abbiamo dottrina di non cercare
la divinità rimossa da noi, se l'abbiamo a presso, anzi di dentro, più che
noi medesimi non siamo dentro a noi». — Vedi la mia Filos. prat. di G.
Bruno, in Saggi di filos. civ., Genova, 1852 [pp. 440-70] e Dell'amore
dell'Eterno e del Divino di G. B., Riv. Ital., 1854, Torino [Entrambi questi
scritti sono ristampati nei Saggi di critica, Napoli, Ghio, 1867; dove sono
pure rist. una memoria sulla Dottrina della conoscenza in G. B. del 1865
e una nota sul Conc. dell'infinità in B., del 1866. Del B. lo Spaventa
anche discorre nella prolusione Car. e sviluppo citata, e nell'art. sulla Vita
del BÉêti, rist. nel vol. Da Socrate ad Hegel, N. Saggi di critica, Bari,
Laterza, 1905, pp. 65-102].
74. [Allude probabilmente a C. Botta, il quale nella St. d'Italia contin. da
quella del Guicciardini, lib. XV, t. III, p. 429 dell'ediz. Parigi, Baudry,
1832, dice: «Due frati domenicani furono mandati da Dio, o piuttosto dal
suo avversario ad avvelenare queste sacre fonti, e spaventare il mondo
di ciò, che più il doveva consolare. L'uno di questi fu Giordano Bruno da
Nola, l'altro Tommaso Campanella da Stilo in Calabria. Costoro, usando,
o per meglio dire, abusando della libertà nuova di speculare, trascorsero
in opinioni empie e pericolose. Non fermerommi a parlare del primo,
perciocchè avendo insegnato, che i soli Ebrei erano i discendenti di
Adamo, che Mosè era un impostore ed un mago, che le sacre scritture
sentivano del favoloso, ed altre bestemmie ancora peggiori di queste, fu
arso a Roma al modo di Roma nel 1600, rimedio abbominevole contro