amantissima dei ritrovi mondani, non sapeva rassegnarsi a
rimanerne esclusa, ed accettava sempre con gioia i miei servigi,
trascinandomi così nel vortice della vita elegante; ove, devo
confessarlo, v'era di che lusingarmi, sbalordirmi, inebriarmi.
«Io non potevo restare indifferente ai favori insperati di cui mi
vedevo colmato, nè respingere tutti gli assalti dati alla mia vanità. E
non soltanto la virilità del mio carattere fu messa a duro cimento. Il
privilegio d'essere accolto fra i gaudenti del gran mondo, m'espose a
più serî pericoli. La solidità dei principî, la semplicità di costumi
inculcate in me dall'infanzia e rimaste fino allora inconcusse, corsero
grave rischio. Io avevo resistito sempre ad ogni sorta di tentazioni
grossolane; ma i miei nuovi eleganti compagni me le presentavano
sotto quelle forme raffinate che le rendono insidiose per coloro su
cui, prive del seducente travestimento, non avrebbero alcun potere.
Il vino, che non m'avrebbe mai attirato in mezzo a un'orgia
disgustosa d'ubriaconi, nella coppa tenuta dalla mano delicata del
gentiluomo uscito allora da un salotto dove l'avevo veduto
festeggiato da tutti, e onorato dei sorrisi delle donne, scintillava
d'affascinanti splendori, e mi faceva dimenticare l'amarezza della sua
feccia. Il giocatore di professione, il furfante conosciuto, avrebbero
cercato vanamente in me un loro complice; ma non pensavo del pari
a stare in guardia contro gli agguati di chi meno avrei sospettato.
Come credere che i miei amici, che gli amici del signor Clinton,
ornamenti delle alte sfere in cui vivono, fossero capaci di vincere il
mio denaro con un giuoco sleale, e condurmi a mali passi,
precipitarmi nella rovina?
«Quando ricordo le prime settimane del mio soggiorno a Parigi,
quasi mi maraviglio di non essere caduto in nessuno dei numerosi
tranelli tesi da ogni parte per la mia perdizione, e verso cui le mie
simpatie sociali, la mia natura audace e insieme ingenua mi traevano
fatalmente. Se fui salvato, io lo devo, ne sono persuaso, alla
memoria della santa mia madre, sempre vigile, i cui ammonimenti,
da me giudicati superflui al tempo in cui me li aveva dati, balzavano
dinanzi alla mia mente pieni di nuova vita, armati di nuova forza
nell'ora del pericolo. Nulla fuorchè la coscienza che il suo spirito