i gambi del frumento non erano, allo spesso, che alla distanza d’un piede gli
uni dagli altri, cosicchè stentatamente io passava fra due. Con tutto ciò, in
avanzando sempre, pervenni a un certo luogo del campo, ove il vento, e la
pioggia, abbattuto avevano il grano. Qui sì che assolutamente mi fu
impossibile di far un passo; conciossiacosachè gli steli erano così agruppati,
e confusi insieme, che io non poteva pel traverso guizzarmivi; e le reste, che
erano cadute, sì forti, che le punte loro traforavano i miei vestiti. Nel
instante medesimo io sentiva i mietitori, non più che cento verghe da me
lontani. Oppresso di fatiche, e quasi alla disperazione ridotto, mi
prostesi fra due solchi, mi augurai di buon cuore la morte. La memoria della
mia Sposa, e de’miei figliuoli, che secondo tutte le apparenze io non dovea
riveder mai più, vivamente mi tormentava. Un momento dopo io piagneva
la mia imprudenza, e la mia pazzia, di aver, contra il consiglio de’parenti, e
di tutti gli amici miei, intrapreso un secondo viaggio. In un
tale spaventevole agitamento di spirito, non potei di meno di pensare a
Lilliput, i cui Abitanti mi spacciavano per una creatura di smisurata
grandezza, ove io era capace, da per me solo, d’impadronirmi d’una
Imperiale Armata, e di operare tante altre maraviglie, onde la memoria sarà
conservata eternamente negli Annali di quella Monarchia, e alle quali
difficilmente prestar vorrà sede la posterità, tutto che ratificate dalla
deposizione d’un numero infinito di testimonj. Io meditava che molto
mortificarmi dovea il comparir così picciolo al Popolo fra cui io mi
rinveniva, come un Lillipuziano paruto lo avrebbe fra noi. Ma quest’era il
menomo de’miei infortunj: mercè che come si è osservato che le Creature
umane son più selvagge, e più crudeli a proporzione della grandezza loro; e
che altro poteva io aspettarmi, che l’essere divorato dal primo di que’Mostri
che riscontrato avessi? An ben ragione di dire i Filosofi, che nulla vi ha di
grande, o di picciolo, che per comparazione. Avvenir poteva che i
Lillipuziani trovata avessero una Nazione, il cui Popolo, per rapporto
ad essi, fosse così piccolo, che eglino stessi l’erano a riguardo di me. E chi
sa se la razza enorme di que’Giganti che io aveva negli occhj, non era un
semenzajo di Nani, in comparazione di qualche altro Popolo?
Con tutto il mio sbigottimento, non poteva io non dar luogo a tali
riflessioni; allor quando uno de’Mietitori, che dal solco, ove io me ne stava
appiattato, non più che dieci verghe discostavasi, temer mi fece, che col dar
avanti un sol altro passo, non mi schiacciasse, o con la sua falce non mi