tempo, andò compartendo le sue poche genti a' luoghi di maggior
importanza, così aspettando che il tempo diminuisse la forza de'
nemici. Ed in effetto il Valois avendo spesi molti giorni senza fare
gran frutto, Re Federico venne a certissima speranza di vincere
senza combattere.
In quest'anno 1301 che queste cose passavano in Sicilia, accadde in
Napoli l'acerba ed immatura morte di Carlo Martello Re d'Ungheria.
Erasi questo Principe il precedente anno, coll'occasione del nuovo
Giubileo pubblicato da Papa Bonifacio, portato in Roma a visitare la
Basilica di S. Pietro, e venne poi a Napoli a visitar suo padre, e forse
ancora, vedendo il padre vecchio, a proccurare, che il Regno di
Napoli, dopo la sua morte restasse a lui, temendo, che trovandosi
egli lontano, i fratelli non l'occupassero: ma il suo destino portò,
ch'e' morisse prima, non senza sospetto, secondo narra il Carafa, che
Roberto suo fratello per ambizione di regnare dopo la morte del
padre, l'avesse fatto avvelenare. Morì non avendo più che 30 anni
con dolore universale di tutto il Regno, perchè era un Principe
mansueto e splendido; e molti nobili Napoletani, ed altri di questo
Regno, che vivevano splendidamente in casa sua, restaron privi di
quel sostegno, e della speranza d'esaltarsi, servendo a Signore
magnanimo e liberalissimo. Lasciò di Clemenzia sua moglie, che era
figliuola di Ridolfo Imperadore, un figliuolo chiamato Caroberto, che
gli successe nei Regno d'Ungheria. Fu sepolto nella chiesa maggiore
di Napoli, appresso la sepoltura di Carlo I suo avo, ove si vede il
sepolcro coll'armi sue e quelle di casa d'Austria, che sono della
moglie; donde fu spinto il Conte d'Olivares Vicerè, sotto il Regno di
Filippo III di collocare in luogo più eminente su la porta di quella
chiesa, ed in più magnifica forma, questi due sepolcri, insieme
coll'altro della Regina sua moglie.
Ma ritornando alle cose di Sicilia, il Re Federico persistendo nel suo
proposito, non comparve in campagna mai, sol mirando a guardar le
terre, perchè vedea, che un sì grande esercito, com'era il nemico,
non potea non dissolversi presto, o per mancamento di paghe o di
vittovaglie. Pur non mancava con la solita destrezza e con l'ajuto de'
Cavalieri siciliani, che lo servirono mirabilmente, di trovarsi dov'era il