con raddoppiamento di spese e di tempo, di difetti e di disastri per
ignoranza d'ingegneri e rapacità di appaltatori. Scandali obbrobriosi
ne nacquero sino in parlamento, dal quale alcuni deputati ebbero a
dimettersi convinti di truffa.
Fra i balzelli il più originale e il più giusto fu quello della ricchezza
mobile; ma, ripartito per contingenti anzichè per quotità, produsse
nelle applicazioni le maggiori ingiustizie: fra i peggiori quello del
macinato aggravò la miseria dei più miseri, ma salvò le finanze dal
fallimento. Della perequazione fondiaria, presto promessa, non si
ardì organizzare gli studi, giacchè le provincie meridionali, fortunate
della mancanza o della insufficienza dei catasti, ricalcitrarono. Nella
rovina della crisi finanziaria il governo si sgravò di molti oneri,
addossandoli ai comuni già fortemente gravati e in preda essi
medesimi alla febbre dei debiti e delle opere pubbliche. Il
consolidato nazionale, colpito dal discredito, discese sino al saggio
del 39 per cento; il corso forzoso della moneta cartacea, inevitabile
in tanto stremo della moneta metallica, passò attraverso la più
incredibile sregolatezza di metodo, dall'anarchia delle banche al
monopolio quasi assoluto della Banca Nazionale. Nell'esercito, sino
alla guerra infelice del 1866, s'imitò pedissequamente
l'organizzazione francese, dopo si copiò quella prussiana; nella
marina sino al disastro di Lissa non si ebbero idee di sorta; poi, con
splendida spontaneità di genio, si mutò tutto radicalmente,
improvvisando le più forti navi che il mondo vanti tuttora. Migliori
furono i nuovi codici derivanti per la massima parte da quelli del
primo Napoleone, ma la loro applicazione incontrò ancora resistenze
federali: la Toscana serbò il proprio codice penale non perchè
migliore, ma perchè toscano; si temette di abolire la pena di morte e
di ammodernare la penalità, così che mentre il codice civile
rivoluzionava la società moderna, quello penale esprimeva tuttavia
una società passata. L'ordinamento giudiziario, sminuzzato alle base
in un numero immenso ed assurdo di preture, rimase scisso al
vertice in quattro o cinque supreme Corti di cassazione, che
perpetuarono nell'unità della giurisprudenza le rivalità federali delle
antiche provincie: la magistratura troppo numerosa, male distribuita