Così non appena passato da S. Eufemia a Catanzaro, secondo la
commissione avuta, Carlo Spinelli cominciava a carcerare gl'incolpati,
ed insieme con lo Xarava e col Mastrodatti (poichè non occorreva
altro per costituire il tribunale) metteva mano a fabbricare il
processo, come allora si diceva. Di questo processo i lettori potranno
formarsi un'idea col dare uno sguardo allo schema che ne abbiamo
compilato, desumendone le notizie dalla indicazione de' folii, notata
ne' brani che se ne citano negli Atti giudiziarii esistenti in
Firenze
[331]. La sua intestazione fu, «Contra fratrem Thomam
Campanellam, fratrem Dionisium Pontium et alios inquisitos de
crimine tentatae rebellionis», poichè così trovasi notata dal
Mastrodatti, che estrasse la copia di una deposizione in esso
contenuta e la trasmise a' Giudici dell'eresia
[332]. La data poi, in cui
cominciò, parrebbe essere stata quella del 31 agosto, poichè il
Giannone, il quale ebbe sott'occhio una copia del processo, ci lasciò
scritto che le deposizioni di Lauro e Biblia, le prime fra tutte, furono
raccolte a quella data: solamente si può notare che, all'opposto di
quanto egli affermò, le carcerazioni precederono l'audizione di Lauro
e Biblia, essendo cominciate il giorno 29 e continuate attivamente il
30, colta l'occasione dell'assassinio del Rania. Con ogni probabilità
apriva il processo la Commissione Vicereale data allo Spinelli, con la
costituzione del tribunale, e la denunzia scritta di Lauro e Biblia; poi
cominciavano le deposizioni con quelle fatte da costoro medesimi, e
proseguivano con quelle di Francesco Striveri, Tommaso Striveri e
Gio. Tommaso di Franza, tre soscrittori della 2.
a denunzia, i quali,
secondochè si rileva da una lettera posteriore dello Spinelli, furono
dapprima uditi «non come principali nè come testimoni», e più tardi,
dietro ordine del Vicerè, imprigionati come complici insieme con gli
altri loro compagni.
Il Vicerè dovè presto persuadersi che la congiura non era affatto una
cosa senza fondamento, e si diè con tutta fretta a prendere misure
di precauzione in Napoli, e a trasmettere ordini di rigore in Calabria,
rimanendosi tuttavia nell'amena costa di Posilipo, a godervi insieme
con la Viceregina i conviti e banchetti che i Nobili offrivano loro
successivamente in quelle ville, ed affettando una calma che facea