che non ponno parlare per essere minacciati della vita se parlano, e
per l'amor di Dio che non dica che di questo m'abbiano fatto
motto........
Ser Costantino notaro di Camporeggiano è fuggito in questa terra, e
non è per tornare all'officio, chè questi nuovi officiali non lo vogliono
in casa sua. Il Capitano con suo poco onore ancora credo che faccia
quanto essi gli comandano. Io ho desiderio di avere questi ribaldi e
di farli subito, senza udire altro, impiccare; ma io non son sufficiente,
parte perchè non ho se non dieci balestrieri, ed anco perchè di essi
non mi fido, che per il lungo tempo che sono stati in questo paese
non sono meno parziali de li Grafagnini, chè la maggior parte v'ha
moglie e parentado, e per questo ho scritto e pregato il Capitano di
Reggio e il Commissario di Sestola, che mi servino di 30 fanti per
uno. Non so quello che mi risponderanno. Se 'l presente mio scrivere
parrà differente a quello che a' dì passati, cioè subito ch'io fui giunto,
io scrissi a V. Ecc., chè allora lodai alcuni di Castelnovo che a
salvazione e stato di quella si erano portati benissimo, quella non si
maravigli nè m'imputi per uomo incostante e leggiero; ma allora io
scrissi quello che mi parea e ch'io credeva: ma il veder succedere
mali effetti, mi fa credere e toccare con mano questo che ora io
scrivo. Ed anco m'ho da lamentare di Pierino, che di qui si partì con
parecchi fanti, e andò a Camporeggiano a parlar a questi ribaldi, e in
quella povera terra, secondo che mi riferîro quelli di Camporeggiano,
volse alloggiare a discrezione, e dar lor questa giunta, oltra li danni
che aveano patito. Io l'ho detto altre volte e sono stato male inteso,
pur io lo dirò anco di nuovo, che la salute di questa terra, senza dare
altra spesa a V. Ecc., saria di tenere confinati lungi di qui in perpetuo
e in eterno quelli che sono banditi..............
Io sempre scrissi e son per scrivere liberamente a V. Ecc. tutti quanti
li andamenti ch'io veggo, sì per mutar proposito, sì ora a lode ed ora
a biasimo, secondo li portamenti: ben prego V. Ecc. e li Secretarî,
che di quello ch'io scrivo o male o bene mi tengano secreto, chè Dio
mi è testimonio, che non affezione, non odio ch'io porti più a l'uno
che a l'altro, ma l'amore de la giustizia mi spinge a scrivere e dire
quello che accade.