Eusebio, nei dieci libri della Storia ecclesiastica, e nei cinque della Vita di Costantino, e i
continuatori suoi Socrate, Teodoreto, Sozomene, Evagrio, illustrano grandemente la
storia politica; parziali sempre agli imperatori cristiani. Dicasi lo stesso di molte vite di
santi.
Fra' moderni, tutti gli storici filosofisti avversano Costantino; sono per lui i fautori del
cristianesimo.
Lampridio ci conservò due pagine d'imprecazioni del senato contro Comodo (in
Comodo, 18, 19) ed altre non meno abjette contro Elagabalo (in Alex. Severo, 6. 7. 9).
Vopisco ci tramandò il processo verbale dell'acclamazione di Claudio II, da noi riferito a
pag. 49.
Si quis senatorium nostra largitate fastigium, vel generis felicitate consecutus... Cod.
Teod., lib. v.
Graziano imperatore ad Ausonio poeta scriveva: Cum de consulibus in annum creandis
solus mecum volutarem... te consulem et designavi, et declaravi, et priorem nuncupavi.
Ed Ausonio ringraziandonelo, si congratula di non aver dovuto scendere alle antiche
bassezze del cercarlo al popolo: Consul ego, imperator auguste, munere tuo, non
passus septa neque campum, non suffragia, non puncta, non loculos: qui non
prensaverim manus, nec consalutantium confusus occursu, aut sua amicis nomina non
reddiderim; aut aliena imposuerim; qui tribus non circuivi, centurias non adulavi; jure
vocatis classibus non intremui; nihil cum sequestre deposui, cum diribitore nihil pepigi.
Romanus populus, Martius campus, equester ordo, rostra, ovilia, senatus, curia, unus
mihi omnia Gratianus.
In consulatu honos sine labore suscipitur. Mameêtino, Paneg. vet., xi. 2.
Da un curioso passo di Lampridio (in Alex. Severo, 42) impariamo le paghe che
ricevevano i governatori delle provincie: venti libbre d'argento, cento monete d'oro (lire
3913), sei anfore di vino, due muli, due cavalli, due vesti da comparsa (forenses), una
da casa (domestica), un tinozzo da bagno, un cuoco, un mulattiere, e se non avesser
moglie, una concubina, reputata necessaria come le altre cose. Quod sine his esse non
possent. Uscendo di carica, restituivano i muli, i cavalli, il mulattiere e il cuoco: il
restante tenevano, se il principe fosse soddisfatto di loro; se no, restituivano
quadruplicato.
Valeriano fissa l'assegnamento di Aureliano, tribuno delle legioni, così scrivendo a
Sejonio Albino prefetto alla città: Sinceritas tua supradicto viro efficiet, quamdiu Romæ
fuerit, panes militares mundos sexdecim, panes militares castrenses quadraginta, olei
sextarium unum, et item olei secundi sextarium unum, porcellum dimidium, gallinaceos
duos, porcinæ pondo triginta, bubulæ pondo quadraginta, liquaminis sextarium, salis
sextarium unum, herbarum, olerum, quantum satis est. E a Probo: In salario diurno
bubulæ pondo, porcinæ pondo sex, caprinæ pondo decem, gallinaceum per biduum,
vini veteris diurnos sextarios decem, cum lardo bubalino, salis, olerum, lignorum,
quantum satis est. (Historia Augusta)