parlo delle questioni futili, delle difficoltà immaginarie, delle bizzarre
ed arbitrarie soluzioni. Nelle citazioni, spessissimo di seconda mano,
non di rado un autore è citato in luogo di un altro
[369]. Quanto poi la
mente di questi uomini fosse altrove si vede in taluni casi, assai
frequenti, nei quali applicando l'anagoge anche alla grammatica,
ripensano, come fa un anonimo (IX sec.), alle persone della trinità
divina a proposito delle tre persone del verbo
[370], o, come fa
Smaragdo, ai numeri biblici a proposito delle otto parti del
discorso
[371]. Nè più serio era lo studio dell'ortografia, ad onta dei
molti trattati che si scrivevano su tal materia; e ciò vedesi dai tanti
manoscritti nei quali si rivela evidente la pronunzia volgare e barbara
del paese in cui furono copiati
[372].
Qual cosa potesse essere la esposizione degli autori possiamo
argomentarlo dai commenti che ci rimangono di quest'epoca. In essi
la confusione, l'arbitrio e l'ignoranza si accusano anche più
fortemente che nelle opere di grammatica. Anche qui lo stesso
irrequieto compendiare, rifare, interpolare. Come fra i grammatici
Donato, e fra i poeti Virgilio, così fra i commentatori Servio domina
nelle scuole, quale satellite del grande poeta; ma la massa di note
che il medio evo ha trasmesso a noi con quel nome, se in gran parte
appartiene a Servio, in buona parte appartiene anche al medio evo
stesso che, fino all'ultima sua fine nel XV secolo, non cessò di
interpolare e di guastare quel testo. Oltre poi a Servio così
interpolato, a Donato, Aspro ed agli altri commenti antichi che guasti
ed interpolati egualmente, sono giunti a noi attraverso al medio evo,
giacciono, in grandissima parte inediti, nelle biblioteche molti
commenti di origine medievale, per lo più anonimi, su Virgilio ed altri
autori. La indomabile pazienza degli odierni filologi non si è mostrata
ancora abbastanza robusta per affrontare il disgustoso lavoro di
cercare in questo enorme ammasso di chiose quello che potrebbe
esservi di proveniente da fonti antiche. Gli scolii bernensi del nono
secolo, già messi a luce dall'Hagen
[373], proverebbero che qualche
cosa da raccogliere potrebbe pure trovarsi. Ma in tutte quelle parti
che sono opera propria del medio evo, quel che v'ha di più notevole
è un'ignoranza talmente spettacolosa, che talvolta si domanderebbe