d’armati; ma non si vedeano spuntar le insegne di Sicilia. Frustrati
dunque, se ne tornarono ad Ahâsi; e seppero, per giunta, che una
mano di soldati di Mehdia e d’Arabi aveano osato assalire il campo,
uccider gente e far bottino, mentre i cavalli cristiani scorazzavano
indarno la Terraferma.
[101] A questo, i capitani fanno mettere a terra
gli altri cinquecento cavalli;
[102] attendano tutta l’oste in Ahâsi. Il dì
appresso, che fu il terzo dopo lo sbarco, ebbero, per tradimento di
un capo d’Arabi, il castello di Dimas, dove posero presidio di cento
uomini;
[103] la terra no, perchè vi trassero d’ogni luogo le turbe
degli Arabi fedeli all’islam, e da Mehdia vi andò anco un grosso di
soldati, per condurre l’assedio del castello.
[104] Mutate le veci, gli
assalitori siciliani si difendeano nel castello e nell’isolotto di Ahâsi, dal
quale al capo Dimas non si passava senza fatica, sull’istmo inondato
o Stretto guadoso che dir si voglia.
Quando una notte che fu la quarta dallo sbarco
[105] e la
trentesima
[106] di giumadi primo (26 luglio), le turbe musulmane
che occupavano Dimas, movendo assalto al castello, diedero a un
tratto nel grido di Akbar Allah, che fece tremar tutte le piagge.
Risentendosi a quel tuono, i Siciliani son presi da timor panico, si
credono assaliti proprio nel campo; nè pensano allo Stretto, o lo
tengono varcato già da tutta l’Affrica in arme. Gridano alle navi, alle
navi; e corronvi senza guardare s’altri li insegua: i più valorosi
arrestansi tanto da uccidere i proprii cavalli, perchè non se li abbia il
nemico. Il quale, risaputa la rotta, passò in Ahâsi quando l’isolotto
era pressochè sgombro; fece bottino di macchine da guerra, arnesi,
armi, robe e di quattrocento cavalli, chè secento eran lì morti ed un
solo n’era stato rimbarcato: due soli, disse un altro de’ retori che
narrarono cotesto prospero successo dell’islam, gareggiando tra loro
di tropi, arzigogoli, assonanze e ampollosità d’ogni maniera. Per otto
dì, l’armata rimanea spettatrice degli assalti mossi contro il castello:
ma non trovando modo di aiutare il valoroso presidio, nè potendo
stare più lungamente tra quelle secche, diè le vele ai venti e man
mano si allontanò, a vista di centomila pedoni e diecimila cavalieri,
che le imprecavano da lungi:
[107] il qual numero non sembra troppo,
quand’altra fatica non rimanea che gridare Akbar Allah, raccogliere il