Se non che, tutto ciò non è storicamente vero. Il Capponi, nel suo
Tumulto dei Ciompi, non parla del fatto, perchè la sua narrazione si
ferma prima d'arrivare a questo punto; ne parlano invece gli altri
storici, a cui ora ricorre il Machiavelli, ma essi
[343] l'attribuiscono ad
uno scoppio feroce e spontaneo d'ira popolare, senza punto
accennare che Michele di Lando vi avesse avuto parte alcuna.
L'eccidio seguì di certo, e sembra ancora che, dopo averlo compiuto,
il furor popolare si calmasse davvero. Ma l'ordine dato da Michele al
popolo, e la intenzione con cui l'avrebbe dato, sono menzionati solo
dal Machiavelli, e furono da lui inventati. Egli era talmente persuaso,
che un uomo il quale, nelle rivoluzioni, nella politica, salga d'un
tratto a grande altezza, deve di necessità avere nelle vene una
qualche goccia del sangue di Cesare Borgia, che la vedeva anche là
dove non ve n'era traccia.
[344] Del semplice scardassiere, che godè
di una brevissima popolarità, che fece in vero più bene che male, ed
ebbe molti lodatori, ma non fu nulla di singolarmente grande, volle
formare un accorto politico, un gran personaggio. Lo ammirò oltre
misura, perchè lo vide difensore della libertà popolare, senza
pensare a valersi mai della prospera fortuna, per tentare di farsi
tiranno. Ed una volta cominciato a dipingere il suo quadro in
proporzioni assai maggiori del vero, egli lo volle, perchè riuscisse
anche più attraente, colorire colla propria immaginazione, la quale
troppo spesso vedeva il Valentino per tutto. E continuò, con la stessa
ammirazione, con la stessa fantasia, sino alla fine. Quando poi la
plebe tornò ai disordini, passando ogni confine, e non valsero ragioni
nè minacce a frenarla, Michele, secondo il Machiavelli, corse la Città
con la spada in mano, seguito da molti armati, e domò colla forza i
ribelli. Così finalmente si sarebbero posati i tumulti «solo per virtù
del Gonfaloniere, il quale d'animo, di prudenza e di bontà superò in
quel tempo qualunque cittadino, e merita d'essere annoverato in tra
i pochi che abbino beneficato la patria loro, perchè la bontà sua non
gli fece venir pensiero nell'animo che fosse al bene universale
contrario.»
[345] Ma tutto ciò è lavoro d'immaginazione. Michele di
Lando fu invece un personaggio assai modesto, che spesso divenne
involontario, inconscio strumento nelle mani di Salvestro de' Medici,