nella scienza, la viva erudizione dell'umanismo si trasformò in
pedanteria di casta.
Ma soprattutto alla poesia, e ad una particolar forma di essa, la città
di Ferrara, proprio nell'epoca di Lucrezia, diè impronta affatto
speciale ed assolutamente romantica. Per questa via potette divenire
una di quelle città, che pe' tardi nepoti sono ancora luoghi di
pellegrinaggio della civiltà. Ferrara produsse molti poeti in ambedue
le lingue, latina e italiana. Pressochè tutti quegli eruditi poetavano in
latino. La più parte non erano certamente che gelidi facitori di versi;
ma alcuni s'elevarono al più alto grado nella letteratura poetica,
sicchè anche oggi non sono dimenticati. Eran tra questi specialmente
i due Strozzi, padre e figlio, e Antonio Tebaldeo. Se non che, a petto
di tali poeti neolatini, ebbero importanza di gran lunga maggiore
quei che in lingua italiana seppero svolgere e perfezionare l'arte
epico-romantica. La lussuriosa e tanto splendida corte di Ferrara, con
quel carattere di forte romanticismo, onde la casa degli Este erasi
circondata, mentre la storia sua rimontava al tempo eroico
medievale, con quella eletta nobiltà e col moderno sentimento
cavalleresco, favoreggiava già per propria essenza il culto del genere
epico. Ma s'aggiungeva anche, come fondo adatto e propizio, la città
con la sua propria storia e col suo carattere architettonico. In
Ferrara, come in Firenze, non vi ha monumenti dell'antichità romana:
tutto appartiene al Medio Evo. Lucrezia non trovò più nella corte di
Ercole l'amico di lui, il Bojardo, il celebre poeta dell'Orlando
Innamorato. Ma forse viveva ancora il cantore di Mambriano,
Francesco Cieco. Ed abbiamo già visto come l'Ariosto, quegli che
presto doveva oscurare la gloria de' due precursori, avesse offerto gli
omaggi suoi a Lucrezia.
Meno prospera vita delle scienze e della poesia ebbero in Ferrara le
arti belle. Pure, se non vi produssero maestri di prim'ordine, come
Raffaello o Tiziano, vi tennero, ad ogni modo, non ispregevole luogo
per la coltura italiana. Gli Este coltivarono la pittura. I palazzi loro
fecero ornare con affreschi, de' quali rimangono ancora alcuni
notevoli per originalità, come quelli che ultimamente, nel 1840,
furono scoperti nel Palazzo di Schifanoja. Una scuola indigena venne