Malaterra, lib. II, cap. XLVI; Anonimo presso Caruso, Bibl. Sic. p. 846, e nella
traduzione francese, lib. I, cap. XXIII.
Si vegga il lib. III, cap. IX, e il lib. IV, cap. V, di quest’opera, Vol. II, p. 180 e 297.
Degli scrittori contemporanei, Amato, ossia il suo traduttore francese, dice una forte
roche, Malaterra, castellum, Guglielmo di Puglia e l’Anonimo della metà del XII secolo,
castrum.
Il Falcando, verso la fine dello stesso secolo, chiamava cotesta cittadella Palatium
novum, descrivendone il muro, mira ex quadris lapidibus diligentia, miro labore
constructum, exterius quidem spaciosis murorum anfractibus circumclusum etc. (presso
Caruso, Bibl. Sic., p. 406), e altrove nomina una porta Galculæ, e dice serrate tutte le
porte Galculæ, trattando senza il menomo dubbio della medesima cittadella (op. cit. p.
432 e 441).
L’altro Anonimo Siciliano (Muratori, Rer. Ital., tomo X, e Di Gregorio, Rerum Aragon.,
tomo II), narrando nel cap. IV, secondo le guaste tradizioni del XIV secolo, il conquisto
di Palermo e la edificazione della cittadella, aggiugne qui locus dicitur hodie Galea (corr.
Galca) in quo nunc est palatium. Il Pirro infine, (Sicilia Sacra, p. 293), citando un
diploma del XII secolo ov’è nominata la porta Xalces, aggiugne che ai tempi suoi, cioè
nella prima metà del XVII secolo, la regione dov’era stata innalzata la Porta Nuova si
chiamava Xalces o Alga.
Nè mancano i diplomi. Uno dell’Arcivescovo di Palermo dato il 1132,(Tabularium regiae
ac imperialis capellæ etc. Panormi, 1835, p. 7), chiama questo luogo castellum superius
panormitanum; e il dotto editore, con la scorta del Fazello e dei diplomi, accenna il
perimetro che movendo a mezzodì dal convento di San Giovanni degli Eremiti, passava
a ponente per un giardino dove surse una chiesa di Sant’Andrea, indi a tramontana pel
luogo detto il Papireto, ed a levante per la piazza del Palagio Reale il quale rimanea
chiuso nel mezzo. Un contratto del 1167 (op. cit., p. 24) riguarda una casa quae est
intus Chalca; un altro del 1258 (op cit., p. 68) concerne altro stabile situm in Galcam
Panormi prope palacium Caseri; e fino al 1309 (op. cit., p. 94) sappiamo d’altra casa
sita in Galca Panormi in ruga (rue, strada) Sanctæ Mariæ Magdalenæ de Galca. Così
anche un diploma greco del 6662 (1153) presso Morso, Palermo antico, p. 334, dice
della Porta Γάλκας ed il transunto siciliano a p. 342, della “porta di Xalcas”.
Senza il menomo dubbio, ancorchè manchi ogni documento arabico, il nome era El-
Halka, trascritto nel modo che ciascun credea più conforme alla pronunzia; il quale
vocabolo, passando per bocche non arabiche, perdè a poco a poco la prima lettera
aspirata e si ridusse in ultimo ad Alga. Il Fazello, Deca Iª, lib. VIII, cap. I, ritrasse dalle
antiche carte il sito, il nome, e fin anco il significato ch’ei dà esattamente, ancorchè
trascriva a suo modo Yhalca ed applichi erroneamente questo medesimo nome alla
Khalsa o Khalesa. Il Cascini e quindi il Morso, Palermo antico, p. 228, 230, con errore
diverso, fecero derivare Chalca ec. dallo aggettivo arabico che significa alto.