Primamente, noi sentiam bene per tutto ciò, che gli animi colpiti così
a un tratto dalla narrazione di casi lacrimevoli a tutta l'Italia si
abbandonino al dolore e allo sdegno, e quasi disperino della salvezza
pubblica, od almeno si sentan fallire la dolce speranza di campare la
patria dai tumulti sanguinosi, dalle mutazioni violente e immature, e
dalle miserie e dal lutto della guerra intestina. Ma dato sfogo al
primo impeto dell'affetto, e rimenate le forze della ragione e le virtù
dell'animo agli uffici loro, debbono tali forze e virtù, avanti ogni cosa,
impedire che noi ci lasciamo vincere all'immaginazione, invece di
crescere in attività e in coraggio quanto i danni e i pericoli crescono.
Se il vorremo tutti, e gagliardamente il vorremo, niun uomo, e sia
pur coronato, potrà contrastarci di ricondurre la conciliazione e
l'ordine dove ora sono sbanditi, e di far cadere le armi male
impugnate, disfare i patiboli, restituire alla patria i fuggiaschi,
assicurare la pace, dar principio e base a riforme larghe ed
irrevocabili. Per tutto ove abbondano i buoni e accorrono risoluti e
operosi, mai non è mancato rimedio ai più profondi guasti e alle più
cangrenose piaghe dei regni. Poniamoci tutti, con quanta efficacia di
persuasione e con quanti mezzi possediamo di forza e ingerimento
morale, poniamoci in mezzo ai sollevati ed al principe: Dio e la
fortuna d'Italia compiranno il restante. Ma noi siamo privati, e
l'azione nostra va lenta, dislegata e difficile. Tocca pertanto ai
principi nostri riformatori il primo alto e il più vigoroso del morale
intervenimento di cui ragioniamo. E che? potrà una sola volontà,
potrà una sola mente caparbia turbare e sconvolgere a suo talento
l'Italia intera? Permetteranno i principi della Lega, che tante loro
fatiche e buoni desideri e savissime opere, che tante speranze e
disegni loro magnifici per salvate con progressivi e pacifici
mutamenti l'Italia, vadan perduti? No, questo non accadrà, chè
sarebbe importabile e mostruoso. Parlino ed operino essi con tutta la
pienezza e la vigoria di lor dignità, e con tutta quella che porge loro
al presente la necessità delle cose, la santità della causa, il dovere di
padri e salvatori de' popoli, l'orrore del sangue civile; e a ciascuno
sarà giuocoforza obbedire. Ma lascino addietro (noi ne li preghiamo
e gli scongiuriamo) le forme e le lungaggini diplomatiche, e come i
fatti sono straordinarj e giungono subitanei, altrettanto sia