marittima dell'Istria soggette ai Veneziani, indi battè la flotta
veneziana presso Modone, sulle costiere della Grecia
[66]. Quando,
ventisei anni prima, Giovanni Visconti trovavasi coi fratelli nel carcere
orrendo di Monza, chi avrebbe mai potuto prevedere ch'ei dovesse
un giorno rappresentare sul teatro del mondo il personaggio che vi
sostenne poi! Chi mai avrebbe potuto accostarsi all'orecchio di
Matteo, mentre vivea da povero privato in Nogarola, e dirgli: Tu sarai
sovrano, e da qui a quarant'anni i figli tuoi domineranno un
principato che potrà nominarsi un regno: Bologna, Parma, Piacenza,
Cremona, Crema, Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi, Pavia,
Vigevano, Novara, Alessandria, Tortona, Vercelli, Asti, Genova e
Bobbio; dicianove città! L'Ente Supremo regge gli avvenimenti. Il
saggio impara ad adorarne i decreti; si tiene modesto nella prospera,
e fermo nell'avversa fortuna.
Se Azzone aveva invitato, siccome ho detto, i migliori artisti, e gli
aveva condotti a Milano, Giovanni vi accolse e vi onorò sommamente
il più dotto ed elegante letterato di quel secolo, Francesco Petrarca.
Egli venne a Milano l'anno 1353 per vedere la città; e l'arcivescovo
Giovanni, sensibile al merito, lo onorò tanto, che lo indusse a fissarvi
la sua dimora. Il buon principe era magnifico e sociale. La corte era
aperta agli uomini di merito, nazionali o forestieri. Egli amava la
società della mensa; e tanto crebbe presso di lui la stima del
Petrarca, che lo fece sedere nel suo consiglio, e lo spedì a Venezia
suo ambasciatore all'occasione detta poc'anzi. Petrarca, nelle sue
lettere si esprime che egli amava in Milano gli abitanti, le case, l'aria,
i sassi, non che i conoscenti e gli amici. L'unica figlia sua la maritò in
Milano a Francesco Borsano; e la tenerezza che egli aveva per quella
e per il figlio adottivo Borsano, ch'egli poi istituì suo erede, gli
rendevano caro questo soggiorno come una nuova sua patria.
Scrivendo Petrarca della prepotente influenza del clima, oggetto
sviluppato nel nostro secolo dall'immortale Carlo Secondat, ma non
intentato dal Petrarca, ei così dice de' Milanesi:
[67] Totam praeterea
Rheni vallem colonis ab Augusto missis habitatam invenio; verum
haec sedium mutatio non patriam ad quam pergitur, sed pergentes
immutat. Itaque et Galli in Asiam, Asiani, et Itali in Phrygiam