loro, e temperandosi dai commenti; sistemi ed ipotesi, della cui
fugace indole già insin dai tempi suoi quel famoso italiano, a cui
niuno fu eguale, parlò, dico il buono, dotto ed eloquente Cicerone.
Ciò che io qui affermo, ad ognuno sarà manifesto che vorrà
considerare, quale Buffon e quale Spallanzani fossero. Dottissimi
ambedue e diligentissimi scrutatori della natura, venerandi ambedue
sacerdoti della scienza, ma uno dedito più all'immaginazione che
all'osservazione, l'altro più a questa che a quella, onde il tempo che
sa bene scerner la realtà dalle chimere, non poche cose riformò nelle
opinioni del naturalista franzese, poche o nissuna in quelle del
naturalista italiano. Ma sebbene non mediocri pregi d'eloquenza
Spallanzani avesse, a niun modo il suo fare si potrebbe paragonare
con quel largo fiume che spandeva con la sua inimitabil penna colui,
cui tutte le nazioni onoravano, cui la morte si pianse con universale
cordoglio, cui la memoria tanto valse nei cuori irritati dei nemici della
Francia, nel 1814, che Swartzemberg, che gli guidava, mandò
spontaneamente salvaguardia al piccolo Monbard, solo perchè stato
era seggio di colui, cui, benchè morto fosse, credeva degno di
arrestare armi ed armati. Potenti ossa di Buffon, pacifica vittoria,
memorando temperamento dai furori guerreschi, ugualmente
onorevole e per chi l'inspirava e per chi l'ordinava! I cannoni di
Napoleone perdevano, le ossa di Buffon vincevano.
«Buffon abbelliva, Spallanzani diceva semplicemente: La cosa sta
così: ma l'uno certamente e l'altro onore delle loro patrie, ornamento
del mondo. Io veramente ammiro nel naturalista, cui Scandiano
produsse e Pavia albergò, il genio italiano che, ancorchè abbondi di
fantasia, di verità pure e di realtà si pasce.
«Il lume della fisica primieramente in Italia tanto splendeva
quanto presso ad alcun'altra nazione, e forse per certe parti di lei,
come, per cagion d'esempio, l'idraulica e la meccanica, era ita più
avanti. Forse ancora per la elettricità, massimamente per le fatiche
del padre Beccaria, professore in Torino, ebbe più profonde e più
sane nozioni di qualunque altra, ricevuti ciò non per tanto i primi
semi dall'estero.