Verzusio, coi fuorusciti di Modena, cioè Rangoni, Pichi dalla
Mirandola, Sassuoli, Savignani, Guidoni, Grassoni, Boschetti, ed altri,
venne sotto Modena, mettendo a ferro e fuoco tutti i contorni. Bruciò
due borghi della città, cioè quei di Bazovara e Cittanuova; e i
cittadini stessi diedero poscia alle fiamme gli altri due di Ganaceto e
d'Albareto. Si sottopose a Verzusio il castello di Formigine, e così a
poco a poco venne in suo potere tutto il contado, se si eccettuano
Campo Galliano, il Finale, San Felice e Spilamberto. Passò egli dipoi
a' danni di Carpi, e bruciò in quelle parti più di secento case. Anche i
Bolognesi [Chron. Bononiense, tom. 18 Rer. Ital.], dimentichi ben tosto
della pace fatta, corsero ai danni del Modenese. Un'altra parte
dell'esercito pontificio inviata a Borgoforte, tolse a Passerino parte
del suo territorio di qua da Po, e gli diede anche una rotta su quel di
Suzara. Tentarono bensì Obizzo marchese d'Este [Chron. Estense, tom.
15 Rer. Ital. Gazata, Chron. Regiens., tom. 18 Rer. Ital.] ed Azzo Visconte,
uniti con Passerino, di fare una diversione all'armi pontificie, venendo
con grosso naviglio per Po a Viadana e Cremona, ma senza operar
cosa alcuna di riguardo. Non si sa che Cane dalla Scala in quest'anno
facesse veruna impresa. Probabilmente era anche egli in qualche
trattato col pontefice; e sappiamo dalla Cronica Veronese [Chron.
Veronense, tom. 8 Rer. Ital.], che nel dì 9 di luglio comparvero a Verona
gli ambasciatori di papa Giovanni XXII e del re Roberto, ed ebbero
molti ragionamenti con esso Cane, ma senza penetrarsi i lor segreti.
Si tenne ancora un parlamento in San Zenone di Verona nel dì
suddetto, dove intervennero Passerino, i marchesi estensi, e
Galeazzo Visconte, per trattare dei fatti loro.
Sbigottiti intanto i Fiorentini per li continui progressi di
Castruccio, misero bensì nuove gabelle per adunar danaro, e
spedirono in Germania ed altrove per assoldar gente [Giovanni Villani,
lib. 9, cap. 328. Istorie Pistolesi, tom. 11 Rer. Ital.]; ma il migliore scampo e
ripiego fu creduto quello di raccomandarsi ai capi primarii de' Guelfi,
cioè a papa Giovanni e al re Roberto. Si servì Roberto di questa
congiuntura per suggerire ai suoi ben affetti di Firenze che
prendessero per loro signore Carlo duca di Calabria suo figliuolo. Il
negozio si fece. Gli fu data la signoria di Firenze per dieci anni, con