15. Il P. Sacchi nella sua dotta lettera al Sig. Pichl sulle Quinte
successive nel Contrappunto ec., dopo avere riferite queste medesime
parole dell'Alembert p. 73, così soggiunge: “Un recentissimo Scrittore
(il Sig. Testori), il quale per altro nella pratica è stato a ragione in
questi tempi molto celebre, ha voluto procedere per l'antica via; e di
più insulta all'avviso del dottissimo filosofo, e matematico dicendo:
scherzi per tanto a suo talento quel bello spirito: se ne faccia pure
scudo il pratico Professore: e se ne formi scimitarra quel tal
Matematico per tutto distruggere, e far della Musica un Caos; mentre
noi seguendo le traccie di Cl. Tolomeo, di Severino Boezio, e d'altri
simili Autori, ci adopereremo a stabilire ed a conservar la Musica nel
suo diritto di scienza matematica. Io vorrei, che l'illustre Autore
avesse preso altro cammino, che ben poteva e sapeva: e che da
queste parole, con troppa confidenza dette, si fosse astenuto.
Certamente la Musica, cioè la sua prima parte, l'Acustica, appartiene
alla Matematica, secondo ch'io penso; ma se noi ci contenteremo di
esprimere le vere misure delle corde, e delle voci, e le vere
proporzioni delle consonanze, ben pochi numeri ci basteranno.”
16. Terminiamo questa materia con l'autorità di un altro dotto
spagnuolo, e filosofo-musico: egli è l'ab. Requeno. “Un altro
pregiudizio, egli dice, non solo è stato comune a' grandi ed a' piccioli
professori, ma a tutte eziandio le persone di studio e fin anco alla
plebe; ed è, che, per parlare a fondo della Musica antica o moderna,
fosse di bisogno la Matematica, la scienza del numero pel calcolo
delle corde armoniche: contro della quale preoccupazione ardente e
coraggioso si dichiarò il primo a ragione lo spregiudicato Eximeno, da
cui è dimostrata nella moderna armonia l'insufficienza del calcolo. Noi,
per dimostrarla nell'antica, ci rimettiamo a' più rispettabili de' greci
armonici, in cui non è bisogno d'altro calcolo oltre quello di saper
contare sino a dodici, come faremo palese nel proprio luogo ec.”
Saggi sul ristabilim. dell'Arte armonica de' greci, ec. Prefaz. Tom. I. p.
XXVIII.
17. “Noi non dubitiamo punto di asserire, dice il dotto Mr. Choron, che
questo prurito di applicare la fisica e la geometria alla musica, e di
pretendere dedurne le regole d'un'arte unicamente fondata
sull'organizazzione e la natura dell'uomo, non sia il più caratteristico
contrassegno dell'ignoranza e falsità di spirito. Non già che la
cognizion della fisica o della geometria sia del tutto inutile al musico;
ma fa d'uopo di molto discernimento per conoscere precisamente
l'uso che farne conviene.” (V. art. Rameau) Egli promette ancora di
mostrar ciò con più estensione, e con argomenti i più decisivi, in un
trattato che è presso a dare al pubblico.