proporzione che il peso dei marenghi scemava da un lato, il giudizio
saliva dall'altro: tanto e' si era levato in alto che fin là credo ei non vi
sia giunto prima, nè giungerà poi; anzi mi parve miracolo che non gli
pigliasse il capogiro. Il giudizio dal sublime soglio, dove lo aveva
sospinto la imminente miseria, schierò dinanzi a sè i miei marenghi,
come si dice che costumasse Serse i suoi soldati prima di entrare in
Grecia, e conobbe che bisognava affrettarsi a ingaggiare la battaglia,
se non voleva rilevarne una batosta irreparabile quanto vergognosa.
Dato il segnale, ecco comparire sul campo in acie ordinata il
locandiere, la lavandaia, il sarto, il caffettiere, il calzolaio, eccetera,
armati fino ai denti dei loro conti, e fulminarmi col fuoco di fila delle
somme finali; combattei al pari di Leonida, giacqui, risorsi, e
grondante sangue per mille ferite rimasi vivo, e vittorioso pagando,
come talvolta anco nei tempi moderni è accaduto a qualcheduno.
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Rassegnando i miei dopo la battaglia, vidi che mi erano rimasti
giusto otto marenghi, e per istrano caso un Napoleone I, un Luigi
XVIII, un Carlo X, un Luigi Filippo, una Repubblica, un Carlo Alberto,
un Vittorio Emanuele, un Napoleone III. Due imperatori, cinque re e
una repubblica per 160 franchi non era caro. Però essendomi
agguantato il capo con le mani per bene contemplarli, e cavarne i
responsi, mi parve che Napoleone I prendesse a movere le labbra, e
subito dopo un suono metallico mi percosse le orecchia, il quale
diceva: «nè senno, nè fortuna, scompagnati dalla giustizia, fondano
cosa durevole, ed io fui ingiusto, vinsi battaglie inani, feci del papa
una statua di marmo, che poi cascatami addosso mi schiacciò i calli;
il trono, comecchè coperto di velluto rosso andava composto di ossa
umane slegate, onde mi scrollò sotto, e battei del postione su la
terra; infelicissimi casi! Ma di tutti più infelice l'ultimo, quando dal
pulpito di Santa Elena mi strinse il bisogno di predicare alla terra,
affinchè mi amasse, mi ammirasse o almeno compiangesse; predicai
al deserto, e il deserto delle acque provai più desolato del deserto di
arena; imperciocchè questo taccia sepolto in silenzio di morte,
mentre l'altro rompendosi nelle roccie col suo perpetuo fiotto parve
irridermi dicendo: bugiardo! bugiardo!»