finito che fosse il verno, a Roma. Ma il Cardinal di Pavia Jacopo
Ammanati, che seco era, e descrive il suo viaggio, ci assicura [Jacobus
Papiensis, Comment., lib. 1.], essere stato verissimo il proponimento del
pontefice. Arrivato esso papa ad Ancona, malconcio di salute, si
fermò ad aspettar la flotta veneta, che dovea giugnere col doge
stesso, cioè con Cristoforo Moro. S'avea anche certezza che Filippo
duca di Borgogna era per venire in persona. Giunse in oltre gran
gente crocesegnata per imbarcarsi; ma tra il tardare ad arrivar le
navi, ed il non veder essi capitano alcuno di grido eletto per
comandar l'armata, moltissimi se ne tornarono alle lor case. Pure,
non ostante l'infermità del corpo, l'intrepido pontefice sollecitava
l'impresa. Crescendo intanto i suoi malori, nel giorno stesso 14
d'agosto, in cui giunse ad Ancona la flotta dei Veneziani, peggiorò
talmente papa Pio II, che nella seguente notte rendè lo spirito a Dio
[Platina, Vita Pii II. Campanus, in Vita Pii II.] fra le lagrime de' porporati che
l'aveano seguitato, e di tutti i suoi familiari. Chi vuol conoscere il
maraviglioso ingegno di questo pontefice, legga ciò che ne lasciò
scritto un altro insigne ingegno, cioè il cardinal di Pavia suddetto
nelle lettere sue [Jacobus Papiensis, Ep. 41, 47, 49.]; oppur legga le opere
ed epistole del medesimo Pio II, ossia d'Enea Silvio. Per la morte sua
restò dipoi troppo sturbata l'impresa della crociata, e seguitarono
perciò ad andare alla peggio le cose de' cristiani in Oriente. Col
corpo del defunto pontefice si trasferirono a Roma i cardinali, ed,
entrati in conclave nel dì 31 d'agosto, come ha il Platina [Platina, Vita
Pii II.], oppure nel dì 30, come scrivono l'Infessura [Infessur., Diar., P. II,
tom. 3 Rer. Ital.] e l'autore della Cronica di Bologna [Cronica di Bologna,
tom. 18 Rer. Ital.], elessero papa Pietro Barbo cardinale di San Marco,
ch'era in concetto di gran politicone le cui azioni si veggono descritte
da Michele Cannesio nella Vita di lui. Questi prese il nome di Paolo
II, e fu poi coronato nel dì 16 di settembre. S'applicò ben tosto il
novello papa a continuare i disegni del suo predecessore per la
guerra contra del Turco, con poco successo nondimeno, andando a
finir tutte le promesse dei principi in belle parole e pochi fatti.
Francesco Sforza duca di Milano, che, quantunque esibisse delle
truppe, pure meno degli altri si sentiva voglia di accudire a